INCONTRIAMO GLI AUTORI!


06/02/2020: Carlo Marconi e le classi prime

 

Come spiegare la migrazione, anche nelle sue estreme conseguenze, ai bambini? Carlo Marconi ha provato a discuterne insieme ai suoi alunni, dando vita così a ventuno filastrocche, una per ogni lettera dell’alfabeto, accompagnate ognuna da un’illustrazione d’autore. per accompagnare chi le legge attraverso il mondo, le sue culture, le sue terre e i suoi popoli. E superare ogni pregiudizio.

Attraverso il linguaggio universale della poesia e delle immagini, le filastrocche svelano ai lettori di ogni età le opportunità e i drammi delle migrazioni. Le migrazioni sono, e saranno sempre più, un’esperienza vicina alla vita quotidiana di ciascuno di noi: da qui nasce la necessità di promuovere uno sguardo accogliente e rispettoso dell’altro.

 

Marconi ha incantato i nostri ragazzi con filastrocche e pensieri grandi, belli, tremendi e pericolosi come il mare. Grazie Marconi per la mattinata intensa che ci hai regalato!


04/12/2019 : Daniele Aristarco e le classi terze

 

La Storia si può ripetere? I fantasmi del passato possono ripresentarsi? Come riconoscerli, come opporsi? Daniele Aristarco esplora alcuni degli aspetti più complessi e contraddittori del nostro tempo. Attraverso una serie di lettere indirizzate a Giulia, una giovanissima studentessa, l'Autore narra la storia della dittatura fascista, prova a sbrogliarne gli intricati fili e indaga l'enigma del consenso. Con un pizzico di umorismo e uno stile chiaro, queste pagine ripercorrono la storia italiana del Novecento per raggiungere la contemporaneità. Oltre ai principali avvenimenti, che vanno dalla nascita del movimento fascista al suo crollo rovinoso, alla fine della Seconda guerra mondiale, l'Autore si sofferma sui contenuti e le caratteristiche culturali di un pensiero non del tutto scomparso

Oggi, davanti a ragazzi interessati e curiosi, Daniele Aristarco e Gianfranco Bianchi, presidente dell'ANPI Stadera, hanno narrato, risposto, domandato, si sono emozionati e ci hanno fatto riflettere con un incontro toccante e delicato, fatto di racconti personali intrecciati a studi e ricerche storiografiche. Grazie davvero per questa esperienza così entusiasmante!


15/05/2019: Incontro con Paolo di Stefano e Sekù con le classi terze.

Sekù è giovane, ma ha molte vite: tante quante sono le sue avventure. La fuga dal suo paese, il Mali, perché lo zio dopo la morte del padre lo minaccia con pratiche vudù per impossessarsi delle trenta mucche di famiglia. La terribile traversata del deserto, l’incontro con Papis e con Usman, suoi compagni nel bene e nel male. Il lavoro da schiavo in un campo dell’Algeria. La paura di essere catturato dai trafficanti in Libia. Il pericolo del mare, la traversata su un barcone.

Ed è solo l’inizio: anche dopo essere arrivato in Europa, Sekù dovrà fare tanta strada, dalla Sicilia la fuga al Nord e il ritorno a Sud, il lavoro brutale a Foggia, un’altra fuga, l’odissea a Roma, poi a Napoli e a Procida, infine a Milano. Intanto lui e Usman per fortuna hanno incrociato la saggezza ribelle del filosofo- giraffa Tagùt.

A Milano, grazie a un colorato gruppo di volontari tra cui Mamma Abi (chiamata anche mama Africa), Sekù troverà un lavoro, nella cucina di un ristorante di Porta Romana, e forse anche l’amore… Un racconto che ha la forza di un’epopea: quella di chi ogni giorno rischia tutto per conquistare il futuro. 

Oggi sono venuti a trovarci Sekù, un ragazzo del Mali che vive in Italia da alcuni anni, lo scrittore Paolo Di Stefano che ha scritto il libro "Sekù non ha paura" e Mama Africa. Hanno raccontato, in due incontri che hanno coinvolto tutti i ragazzi delle terze, le vicissitudini che hanno spinto questo giovane a raggiungere l'Europa.

 

I ragazzi hanno fatto molte domande, partecipando anche emotivamente alle esperienze dolorose di Sekù, che ha pochi anni più di loro. 

 

Grazie di cuore agli ospiti, ai ragazzi e ai docenti che hanno reso possibile un'iniziativa così coinvolgente.


18.04.18: Ben Somay e le classi 2E, 2D, 3C, 3F, 3H

Benyamin Somay è un giovane curdo, nato in un piccolo villaggio sunnita del Kurdistan iraniano nel 1987. All’età di 22 anni, per sottrarsi all’impiccagione, avendo aiutato i partigiani legati al partito democratico del Kurdistan che vivono in montagna e combattono per la libertà dei curdi, Benyamin Somay ha dovuto lasciare la sua famiglia, la sua casa, la sua terra, la sua gente, oltre 30 milioni di persone, suddivise tra Iran, Iraq, Siria e Turchia. La sua passione per la giustizia e la libertà; l’esperienza della fuga, della clandestinità, del pericoli per arrivare in Europa e il calvario per trovare un posto che lo accogliesse, lo hanno convinto a scrivere la storia della sua pur breve vita, dall’Iran a Verona. 

"Hai mai chiesto l'elemosina?"

Lunedì mattina sono andato alle scuole medie Sandro Pertini per due incontri con alunni e professori, quattro classi, due di tredicenni e due di quattordicenni. Tutti già preparati, perchè avevano letto delle parti del libro e le avevano discusse con le/gli insegnanti. Sono stato presentato da un ragazzo curdo che aveva letto il libro… ed era molto emozionato. Io lo ero almeno quanto lui, mi ha fatto un immenso piacere essere introdotto da un giovane curdo nella sua scuola, nella sua classe, fra i suoi compagni. Mi hanno fatto molte domande personali, più degli incontri con gli adulti: Vuoi avere dei figli? Cosa provi quando ti senti con la famiglia? Hai paura davanti ad una divisa?

Ma una domanda mi è rimasta impressa più delle altre: “… hai mai chiesto l’elemosina?” Una domanda plausibile, quante persone vedono per strada chiedere l’elemosina? Tante, veramente tante. Eppure io, immediatamente, ho vissuto questa domanda come almeno bizzarra, quasi inimmaginabile per me. Plausibile, ma almeno bizzarra. C’è da riflettere.

No, non ho mai chiesto l’elemosina; non ho mai chiesto un centesimo a nessuno. Certo, mi hanno ospitato, saziato, accolto amorevolmente, ma non ho mai chiesto dei soldi. A Milano, in due avevamo 10 euro e dovevamo arrivare uno in Danimarca e un nel Regno Unito; ma non abbiamo chiesto l’elemosina, abbiamo trovato il modo di fare una telefonata a Londra per chiedere aiuto. Certo, avevamo un numero da chiamare (la maggior parte dei migranti non ha questa possibilità), abbiamo avuto l’intelligenza di trovare il modo di telefonare e, dall’altra parte, c’era sempre un familiare o un amico. Sono sempre stato aiutato dagli amici, durante il viaggio, in Belgio… e dai nuovi amici. Forse sono soltanto una persona fortunata. O, forse, so essere amico e ho incontrato persone che sanno, anch’esse, essere amiche e, quando si hanno amici, funziona l’aiuto reciproco che è strutturale… è un dare ed un avere che circola in un sistema di vasi comunicanti che alimenta tutti e tutte. Cari ragazze/i abbiate cura dei veri amici. 

Nei giorni successivi, alcune ragazze e alcuni ragazzi mi hanno trovato, di loro iniziativa, su Facebook, Instagram, WhatsApp e mi hanno scritto. Sono cose personali e mi hanno fatto un piacere immenso, grazie ragazze/i, siete stati grandi. Ben.